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Bagnasco, la rabbia del premier «E’ un attacco che non meritavo»

ROMA – Amaro. Pieno di rabbia: «Un attacco che non mi merito», raccontano si sia sfogato Silvio Berlusconi ascoltando la prolusione del capo dei vescovi italiani, Angelo Bagnasco, contro il degrado del costume morale in politica. Non si aspettava un attacco di questa valenza, il premier, nonostante fosse stato preallertato che «qualcosa di grosso» stava per piombare dalla Cei. E pur tuttavia, spiegano a palazzo Grazioli, il Cavaliere non ritiene le parole di Bagnasco un’aperta condanna, ma vi legge spazi che lascerebbero aperti margini per recuperare il rapporto. Infatti, poco dopo che quel duro affondo era stato pronunciato, si sono mosse le diplomazie (ovvero, Gianni Letta) per provare a ricucire. In particolare, si punterebbe l’attenzione sul segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, in silenzio da alcuni giorni. Qualcuno spingerebbe Berlusconi a chiedere un incontro in Vaticano, per un faccia a faccia con le gerarchie. Ma su quest’argomento il premier sembra non sentire. Non si sa se per tattica politica. Per ora, non vorrebbe prestare il fianco a nuove polemiche.

Comunque, l’affondo di Bagnasco non è giudicato una scomunica, hanno osservato i suoi collaboratori (Giuliano Ferrara ritiene che questa sia ancora una volta rinviata a data da destinarsi). Non a caso, Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl, ha invitato a non banalizzare le parole del cardinale «con considerazioni politiche strumentali». Perché, secondo Cicchitto, il cardinale ha mandato un messaggio generale all’intera classe politica, dunque anche allo schieramento dell’opposizione, quando ha parlato di «serietà, sobrietà, solidarietà, rifiuto della reciproca denigrazione, stile di vita individuale, comitati d’affari, indagini unilaterali». Altrettanto, hanno fatto Maurizio Sacconi, il quale ha chiesto di non usare come «una clava» le parole della Chiesa e Sandro Bondi («parole legittime e comprensibili, ma rischiano di essere unilaterali e di venire strumentalizzate politicamente»). C’è poi un cattolico, come il ministro Gianfranco Rotondi, che ha detto che il Cavaliere è «un santo puttaniere, ma passerà alla storia come statista».

Da giorni Berlusconi si sente sotto assedio. Sia da parte dei giudici, in particolare della Procura di Napoli, sia delle parti sociali, come Confindustria. Per questo ha ripetuto che l’unico governo possibile è l’attuale e non si possono prospettare altre soluzioni di esecutivi tecnici. In quel caso, avverte, si andrebbe dritti al voto. Ma fino a quando non sarà sfiduciato in Parlamento, non se ne andrà. Argomenti ripetuti, anche ieri sera, alla cena con un gruppo di 70 imprenditori lombardi, prima a Villa Gernetto, per l’aperitivo, e poi ad Arcore, dove ha avuto luogo la cena. Un confronto in vista della presentazione, in Consiglio dei ministri, delle misure per la crescita economica.

Nel Pdl c’è imbarazzo, anche se molti si chiedono quale fosse il reale obiettivo di Bagnasco. «Proprio quello di mollare Berlusconi?» si è chiesto un ministro. Non è sfuggito un passaggio, nella prolusione del cardinale, laddove indica la possibile nascita di un nuovo soggetto a sfondo cattolico. «Questo punto è preoccupante», ha tagliato corto un dirigente del partito. Ha risposto Osvaldo Napoli, vice capogruppo alla Camera: «La Chiesa non lavora e mai potrebbe farlo alla rinascita di un partito dei cattolici. Potrà invece, lavorare, come esortava De Gasperi, all’affermazione di un partito di cattolici».

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